IL MIO ANGELO DELLA BELLEZZA (parte sesta)

(di Denise Ruggeri, II C scientifico)
Aprii gli occhi e notai che eravamo in una specie di piazzetta. Non c’era nessuno nei paraggi, ma il posto non sembrava triste. Al centro presenziava una grande fontana, ormai non funzionante, varie panchine sbilenche erano sparse qua e là e il tutto era circondato da vecchie casette disabitate.
«Che ci facciamo qua?» chiesi con tutt’altro che dispiacere.
«Voglio continuare il gioco» sorrise.
«Ora vorrei che tu ti fermassi qui, proprio davanti a questa stamberga, la osservassi e mi dicessi di che colore è».
Fissai prima lui, poi l’oggetto in questione.
Al primo sguardo non sembrava proprio un incanto: il tetto era sfondato; le crepe nel muro, fatto di mattoni rossi, erano ben evidenti e ricoprivano tutto l’esterno dell’abitazione; il legno delle finestre era completamente andato; la porta d’ingresso sfasciata e con essa anche le ringhiere dei balconi.
Nulla dava l’idea che in quella casa ci fosse qualcosa di buono.
«E’ vecchia e brutta, che colore può mai avere?» dissi rivolta verso mio fratello.
«Beth, non mi vorrai mica dire che sei quel tipo di persona che si ferma alle apparenze, vero? Avanti, guarda meglio» mi incitò.
«Va bene».
Pensai al pesco, ormai vecchio e solo, mentre guardavo la casa, e mi resi conto che Luca aveva ragione: non ci si deve fermare alle apparenze.
All’inizio non mi disse nulla, ma mi misi ad osservarla meglio. Era vecchia, sì, ma capii che non era affatto brutta, almeno per me.
Guardandola, pensai a come potesse essere un tempo: chissà quante ne aveva passate, quante persone avrà ospitato, quanti bambini avrà visto giocare a palla!
Sorrido vedendo nella mente bimbi che si rincorrono, girano attorno alla fontana piena di vita e si sporcano con il terriccio della strada, mentre le mamme li richiamano e i nonni stanno a guardare, seduti sulle panchine, con sguardi divertiti. Vedo i fili stesi con il bucato lavato a mano, sento la musica che fa ballare l’intera piazza. E poi, di notte, la calma e la serenità riempiva i cuori.
Questo, deve aver visto. Quella vecchia casa ha vissuto tutto ciò e sono riuscita a provarlo, ed è stato così bello.
«Blu» dissi infine sorridente.
«E’ blu, ed è davvero bella» continuai.
(continua)