Fuochi d'artificio

di Sofia Saporita (V A Liceo Classico)

 (Terzo posto, sez. prosa nel concorso letterario "Meditate che questo è stato", indetto dal ROTARY INTERNATIONAL 2110° DISTRETTO SICILIA E MALTA)

Anche oggi ci sono i fuochi d'artificio, mamma continua a dire che festeggiano il santo, ma è
possibile che festeggino così spesso? Hanno festeggiato anche ieri e due giorni fa, ma anche nei
giorni precedenti... Deve essere una festa molto in grande. Però in periodo di festa di solito si
mangia bene, cibo abbondante e gustoso, e invece da quando ci siamo trasferiti nella nuova casa i
nostri pasti sono sempre miseri. Mi viene il dubbio che abbiano vietato agli ebrei anche di
comprare alcuni prodotti, come hanno fatto quando mi hanno vietato di andare a scuola. Io penso
siano delle regole stupide, io dovevo essere interrogata in matematica e adesso non so quando
potrò fare la mia interrogazione, devo aspettare che queste regole cambino. Papà mi ha detto che
in questa casa ci sono due poltrone gialle e una grande libreria, ma io non riesco a orientarmi
ancora, mi hanno detto che ci saremmo trasferiti perché questa casa era più bella, ma a me non
sembra affatto. Quando cammino gli spazi sono molto più piccoli, sento i tessuti rovinati e non c'è
più il legno levigato del tavolo grande del soggiorno. Non è che possono ingannarmi sull'aspetto
della casa solo perché non ci vedo! Né certamente non capisco che i libri nella libreria sono
impolverati e abbandonati da anni, solo perché non vado più a scuola! Poi a volte ci viene a far
visita un tizio, ha una voce profonda e odora di tiglio, chiede a papà se stiamo bene e credo ci porti
da mangiare. Non ho mai chiesto di potergli toccare il volto per capire veramente com'è fatto e
nessuno me lo ha proposto in realtà. Effettivamente mamma e papà non escono mai di casa per
comprare del cibo, sarà per quella regola nuova a cui ho pensato: non possono comprarlo perché
sono ebrei, quindi va il "signor Tiglio" a comprarlo per noi. Mi dispiace che non escano però, non
vanno nemmeno ad aprire il negozio. I miei genitori hanno un negozio di orologi bellissimo, si
sentono continui ticchettii e lì ho imparato a capire il cambio d'ora in base al suono dell'orologio.
Un po' di tempo fa ho chiesto perché non stessero più andando al negozio, se ci fossero problemi
o cos'altro e papà mi ha detto che avevano preso qualche giorno di vacanza e avevano chiuso per
un po', ma a me sembra che sia passato troppo tempo, ho pensato che fosse perché ci siamo
trasferiti in questa casa e sono stati un po' impegnati, però non ho chiesto più nulla. Mamma la
sera mi legge dei libri che ci sono nella grande libreria, alcuni sono davvero noiosi e mi
addormento subito solo per non sentirli, altri invece sono davvero avvincenti. Nelle ultime sere mi
sta leggendo un libro molto bello che parla di due innamorati che devono affrontare tante
peripezie per sposarsi, c'è un uomo importante del paese che vuole impedire il matrimonio e fa
fare a tutti quello che vuole. Sera dopo sera questi due non riescono a sposarsi, ma anzi ogni sera
ne succede una! Una sera ho chiesto a mamma "Ma perché questo Don Rodrigo può fare tutto
quello che vuole?" E lei mi ha risposto "perché è un uomo molto potente", ma io ho dissentito:
"Sarà anche molto potente, ma se i due ragazzi si amano perché tutti lo ascoltano e li rendono
infelici?! Poi le persone malvagie non dovrebbero essere potenti" e lei mi ha detto "hai ragione,
non dovrebbero, ma tanti malvagi hanno il potere e tanti ancora fanno quello che vogliono i
potenti anche se fa male a qualcun altro perché altrimenti potrebbero farsi male loro stessi". Sarà
pure una legge da grandi, ma per me non ha senso.
Oggi papà mi ha detto che gli era cresciuta la barba così l'ho toccata e ho constatato che fosse
diventata davvero folta, non mi dispiaceva. Il signor Tiglio non passa da qualche giorno, mangiamo
sempre patate e io mi sto stancando un po', però meglio non lamentarmi che papà e mamma sono
sempre tesi ogni volta che mi danno la mano. In questo momento però sento degli strani rumori,
sono molto lontani però sembrano violenti, dico a mamma "Cosa sono questi rumori?" Lei mi
risponde "Quali rumori tesoro?" "Sento dei rumori in lontananza, come di qualcuno che cammina marciando, li sento sempre più vicini". Mamma non mi risponde subito, immagino si sia girata
verso papà, potrebbe avergli fatto segno che sono pazza oltre che cieca e che è meglio non darmi
ascolto, ma mamma sa che il mio senso dell'udito è inevitabilmente più sviluppato del loro e non
credo non voglia darmi retta. Passano pochi minuti e mamma mi dice "Vieni tesoro, adesso ci
mettiamo in un posticino un po' stretto, ma dobbiamo fare silenzio assoluto" "Perché mamma?"
"Perché quei rumori che hai sentito potrebbero essere dei ladri, allora noi dobbiamo stare zitti così
che non sentano che siamo qui e che la casa è abitata e non vengono a rubare", mamma ha la
voce strozzata mentre mi dice questo, forse ha paura dei ladri, però perché nasconderci?
Seguiamo un cammino che ormai le mie mani e i miei piedi avevano imparato a conoscere,
andiamo verso la libreria ma poi proseguiamo più avanti, passandole quasi attraverso. Non
riconosco questo spazio, non lo avevo presente nella mia mappa mentale della casa, è piccolo e
stretto e non mi piace. "Ma papà?", chiedo, "Papà si metterà da un'altra parte tranquilla" sento la
sua voce sempre più rotta e le sue mani sempre più tremanti, poi un bacio caldo sulla fronte, è
papà che mi prende la mano e dice "Mi raccomando, non parlare per nessuna ragione al mondo,
fallo per papà, ti voglio bene". Anche lui ha la voce che trema, mi sembra una preoccupazione
eccessiva per essere dei ladri d'appartamento. Io mi fido di mamma e papà e starò zitta, ma mai
come adesso vorrei che i miei occhi potessero vedere, vorrei sapere, conoscere e sento che i miei
sensi non sono abbastanza. Mamma e papà mi stanno nascondendo qualcosa? Forse sì, ma ora
sento che lo spazio intorno a me è così chiuso e stretto che riesco a immaginare di essere al buio,
sebbene il mio sia un buio perenne, ma sento mamma che mi stringe la mano e capisco che anche
lei adesso si affida solo al senso del tatto, sento che adesso è uguale a me.
Ecco all'improvviso un rumore forte, qualcuno ha sfondato la porta. Mi sento davvero confusa, poi
numerosi passi, sento che parlano in una lingua che non conosco, chissà che dicono. A un certo
punto urla più concitate, mamma trema. Poi sento di nuovo quel rumore, i fuochi d'artificio.
Stanno di nuovo festeggiando il santo, penso, ma mamma non sembra pensarlo, mi stringe a sé
troppo forte. Poi si sentono passi e sembra che gli uomini che erano entrati stiano uscendo.
Passano due ore, lo riconosco dal ticchettio dell'orologio, siamo ancora lì nella stessa identica
posizione, io non ho parlato, come mi aveva detto papà, non lo farò finché non mi diranno che
posso. Il tempo però passa sempre più lento, i ticchettii sono sempre più lontani l'uno dall'altro e
le palpebre cominciano a diventarmi pesanti, sempre di più.
Non so quanto tempo sia passato, so solo che mi sono svegliata e mamma non è più accanto a me
e questo mi spaventa. Il primo istinto è quello di chiamarla, ma poi ricordo di dover stare in
silenzio e non fiato. Allungo le mani e non sono più chiusa in quello spazio angusto, sono ancora
nel posto di prima, ma adesso riesco ad allungare le gambe, qualcosa è sicuramente cambiata.
Passa poco tempo che sento la voce di mamma "Piccola come ti senti?" "Posso parlare?",
mormoro pianissimo, "Sì, ora puoi parlare, tranquilla" "Dov'è papà?". Lei non risponde subito,
viene da me, mi accarezza la guancia e dice "Lui... Lui è... È uscito" "Ma mamma non esce da
giorni!" "Si ma adesso ha potuto, tra poco ci vengono a prendere delle persone e andiamo al
porto" "E lui viene al porto?" "Si, ci vediamo lì." "Ma è il signore che odora di tiglio che ci
accompagna al porto?" "Si anche lui, lui e degli amici, ma anche durante il tragitto dovremo fare
silenzio, mi raccomando". Sono molto confusa, prima quelle vacanze dal lavoro, poi il trasloco, il
signor Tiglio e ieri tutta quella strana situazione, poi oggi improvvisamente papà può uscire e noi
andiamo al porto, non sto capendo più molto. "Ma dove andiamo mamma?" "Andiamo via, a
vivere in un posto più bello" "Non è bello qui, mamma?" "Non più tesoro, tra qualche ora andiamo, mangia qualcosina, non so quando potremo mangiare di nuovo". Sono passate 3 ore ed
ecco il signor Tiglio entrare silenziosamente, ci ha portato dell'altro cibo e ci ha condotto fuori da
quella casa. Sento che sussurra a mamma "Mi dispiace molto". Poi dice "Adesso entrerete nel
retro di un furgone, mi raccomando massimo silenzio, poi arriveremo al porto e vi imbarcherete
per partire, speriamo non ci siano intoppi e finalmente sarete libere". Ma libere da cosa?
"Mamma, un'ultima cosa prima di stare in silenzio, da cosa ci dobbiamo liberare?" "Te lo spiegherò
quando saremo sulla nave, è un discorso un po' lungo" "Ma papà viene, vero?" "Non possiamo più
parlare adesso, stringimi la mano, io sono qui". Non ha risposto alla mia domanda, a nessuna delle
due in realtà. Il viaggio è scomodo, ma sento tanti suoni e rumori e questo mi permette di
viaggiare con la fantasia, immaginando cosa ci sia intorno a me.
Finalmente il signor Tiglio torna a parlarci "Ce l'abbiamo fatta, siamo al porto". Mia madre tira un
sospiro di sollievo e discute sul da farsi, su come si deve comportare e lo ringrazia più volte.
"Adesso è il momento di andare, vi auguro buon viaggio e buona fortuna" così il signor Tiglio
sembra congedarsi. Mamma mi prende una mano, l'altra aspetta la mano di papà, ma non arriva.
"Mi dispiace che tutto sia così complicato, ma ora le cose andranno meglio vedrai" dice mia
madre. Vorrei chiedere ancora di papà, se la sua mano prenderà mai la mia come aveva sempre
fatto, ma ho capito che non devo più domandare. Ci imbarchiamo sulla nave e sento il rumore del
mare e l'odore del sale. La mano di papà non arriverà e quelli forse non erano fuochi d'artificio.