Sconfitta delle istituzioni - Manganelli contro gli studenti a Pisa - Arriva il monito di Mattarella

Il richiamo del presidente della Repubblica, dopo i fatti incresciosi di Pisa, deve farci riflettere sul clima che attualmente stiamo vivendo. I colpi di manganello contro i giovani manifestanti rappresentano un vero e proprio fallimento delle nostre istituzioni e dei nostri principi di libertà. L’autorevolezza dei tutori dell’ordine, comunque sempre in prima linea per proteggere la nostra incolumità, non deve specchiarsi in alcun modo nella violenza esagerata e gratuita. Le parole di Mattarella sono un macigno, un monito a non oltrepassare il limite, affinché scene simili non si ripetano. A Pisa ha perso lo Stato e la sua convivenza civile di azioni e idee. A Pisa ha perso la democrazia. Le manifestazioni di protesta, se in regola e non violente, vanno tutelate, fanno parte del dialogo e della voce spesso urlata dei cittadini che manifestano il loro pensiero. I manganelli ci riportano al fascismo, all’intolleranza verso chi vuole mettere in campo le proprie idee. Scendere in piazza per la Palestina, in modo civile, è lecito da parte degli studenti sensibili a tale argomento. È assurdo reprimere tutto usando la violenza. La commozione di Roberto Vecchioni su La7, racchiude tutta l’amarezza per le vicende delle manganellate di Pisa: “Noi non siamo così, sono cose che non possono succedere”. 


È vero, noi non siamo figli di quelle immagini, siamo figli di una nazione che tra mille difficoltà ha costruito il suo futuro sulla sua Costituzione che contiene libertà, pace e tolleranza. Intanto, il dibattito politico si infiamma, montano le polemiche su una linea dura e per certi versi autoritaria dell’attuale governo. Disperdere i manifestanti a botte non serve a nulla, la violenza non cancella gli ideali, attira solo delle antipatie sulle forze dell’ordine che, a dire il vero, spesso devono affrontare situazioni davvero difficili per mantenere la situazione sotto controllo durante le manifestazioni, che spesso vengono strumentalizzate a scopo politico da alcune frange violente di destra e di sinistra. Non è mai stato facile il compito dei poliziotti, sempre sotto i riflettori, con i loro stipendi inadeguati, sempre al centro dell’attenzione e delle polemiche. Pier Paolo Pasolini simpatizzò per loro nel 1968, anno della contestazione giovanile, dopo uno degli scontri avvenuti a Roma contro gli studenti universitari: “i poliziotti sono figli dei poveri”. 

Simpatia e rispetto verso il loro lavoro difficile, ma questa volta, a mio avviso, hanno proprio esagerato. 

(Carmelo Galvagno  IV AC)