(Sergio Jaci II C - scuola secondaria “G.
Garibaldi”)
La prima
volta che ho sentito questo nome ho immaginato si trattasse di una persona
dall’aspetto buffo, alla quale era stato attribuito questo soprannome con
spirito burlesco.
Indagando sul
personaggio ho appreso che si trattava di un goloso e che per il suo vizio di
gola era stato condannato all’inferno.
Non è stato
facile trovare altre notizie. Sembrava che Ciacco non avesse famiglia, che
fosse senza storia.
La prima
informazione trovata, all’inizio della mia ricerca, è stata questa: Ciacco è un
sostantivo al quale si attribuisce il significato di “porco”. Da ciò ho immaginato che si trattasse di un
personaggio che eccedeva nel soddisfare i suoi piaceri di gola e che il nomignolo
gli fosse stato attribuito da amici o da un suo signore più o meno letterato
che per burla o simpatia lo aveva paragonato ad un maiale.
Non
comprendevo, però, come mai gli fosse stata inflitta una pena così pesante solo
per la passione, sia pure sfrenata, per il cibo.
Le torture
abominevoli usate contro di lui erano certamente sproporzionate rispetto ai
suoi peccati. Forse Ciacco stava pagando per altre colpe che andavano ben oltre
la semplice ingordigia.
In realtà
quello che si intendeva condannare era quel mondo che Ciacco rappresentava: una
intera classe sociale che non voleva farsi mancare alcun piacere. Egli
apparteneva dunque ad una categoria agiata di persone che facevano dell’egoismo
la propria condotta di vita, ma lo facevano in un periodo storico in cui si
pensava che “quelli che mangiavano troppo non fanno buoni cittadini; il popolo
grasso s’ingrassa a spese del popolo magro”.
Sulla sua
attività professionale restano molti dubbi. Secondo alcuni era un banchiere,
secondo altri un uomo di corte. Certamente era molto conosciuto a Firenze,
soprattutto là dove c’era da mangiare e bere e dove lui si presentava anche se
non era stato invitato.
Nei pochi
minuti di conversazione con Dante, dalle domande del Poeta e dalle tristi
profezie di Ciacco (in risposta alle domande di Dante), si comprende
chiaramente che i due hanno molti interessi e conoscenze nel campo politico
fiorentino. Peccato che il tempo che era
stato concesso al condannato finisce.
L’immagine
del personaggio è ora più chiara. Resta il dubbio sull’equità della pena
inflittagli. Il viaggio di Dante e Virgilio continua…