(Domenico
Sansone, Sofia Capone IV A Classico)
Venerdì 11
gennaio, presso la sede del liceo classico “G.B. Impallomeni”, si è svolta la V
edizione de ‘’La notte nazionale del Liceo Classico’’, che ha coinvolto
centinaia di licei classici di tutta Italia, accomunati dalla passione per la
cultura greca e latina.
Tema
centrale di questo evento è stato il viaggio di ritorno ad Itaca compiuto da
Odisseo, tratto dall’omonimo libro del padre di tutti i poeti, Omero, il quale,
attraverso le sue opere, ha ispirato migliaia di studiosi in tutto il mondo,
facendosi portatore di valori universali e senza tempo.
A tre millenni di
distanza dalle imprese del famosissimo eroe greco, le tematiche affrontate da
Omero continuano a ripetersi nei secoli, oggi più che mai, come se, nonostante
il passare del tempo, l’uomo rimanesse sempre tale, e così il mondo attorno a
lui. L’“Odissea”, a dispetto di quanto si possa credere, rappresenta il seme
della modernità incarnata dal suo protagonista; risalta, in particolar modo, la
necessità di affermare il proprio “Io” nelle scelte che dobbiamo affrontare
regolarmente. In una società come la nostra, in cui la tecnologia è diventata
protagonista della vita quotidiana, l’animo umano ha perso la capacità di
autodeterminarsi e ha dimenticato quei valori tanto sacri ai nostri antenati,
che a noi risultano così banali.
La bussola
di Odisseo è il suo irrefrenabile desiderio di conoscenza, volto
all’arricchimento personale ed interiore. I giovani di oggi hanno forse perso
la loro bussola, lasciando ad altri il potere di decidere per loro,
probabilmente per paura di viaggiare dentro se stessi. Quando si va incontro
all’ignoto, si ha sempre timore di ciò che ci aspetta, e in un momento così
delicato della nostra vita come l’adolescenza, finiamo per perderci in una
tempesta di emozioni, per poi naufragare in un’isola deserta, da cui, da soli,
è difficile far ritorno. Come Odisseo, dobbiamo scoprire in noi la forza di
emergere dalle situazioni più buie, scavare dentro noi stessi e trovare quell’energia
che ci condurrà verso la meta. È semplice, tuttavia, scrivere queste parole, ma
non lo è altrettanto metterle in pratica; il viaggio, infatti, può essere pieno
di insidie e muri troppo alti, che ostacolano la nostra voglia di metterci in
gioco. A volte gli sforzi che compiamo giornalmente potranno sembrare vani,
dubiteremo di noi stessi, delle nostre capacità, ma l’unico modo per uscire da
questo vortice è trovare uno scopo nella vita per cui combattere e affrontare
le peripezie quotidiane. Così come Odisseo è riuscito a sconfiggere Polifemo,
non dobbiamo temere i ciclopi che incontreremo sui nostri passi, anche se
sembreranno più forti e il loro aspetto ci incuterà timore: il nostro potere è la
cultura, unico strumento per evitare di essere sopraffatti dall’ignoranza,
terreno sterile da cui non nasce altro che insensibilità.
Una delle
tematiche più note dell’Odissea è la xenia,
il rispetto verso
l’ospite, il quale veniva accolto a braccia aperte poiché considerato sacro
dagli antichi greci – evidentemente molto più sapienti di noi – in quanto protetto da Zeus. Ormai la nostra
società appare insensibile ed indifferente di fronte a realtà a cui i nostri
predecessori si sarebbero rivolti in modo nettamente diverso. Tale tematica,
inoltre, è strettamente collegata a quella dell’immigrazione, argomento
largamente discusso da svariati anni su telegiornali, media, quotidiani e
persino nell’ambiente scolastico. L’immigrato
viene percepito da taluni come colui che, provenendo da terre straniere, tenta di
infiltrarsi e compromettere l’integrità della Nazione ospitante, in quanto ha
come obiettivo quello di modificare le tradizioni e gli usi di questa, facendo
valere i propri. In realtà non è così: diverse realtà a contatto possono
coesistere e migliorarsi a vicenda, ma solo agendo con rispetto reciproco.
Odisseo, non solo è stato accolto presso la corte dei Feaci ma il re Alcinoo si
è anche mostrato interessato a conoscere la sua storia per poterlo aiutare; allo
stesso modo, noi uomini del presente dovremmo porci in atteggiamento di
scoperta e curiosità verso le esperienze che travagliano coloro che sono meno
fortunati di noi: solo così potremo arricchirci e sviluppare una maggiore
sensibilità verso chiunque si trovi in una condizione di svantaggio. Un
atteggiamento di chiusura non è certamente la risposta giusta, in quanto
sfoceremmo in una carenza di empatia; al contrario, sarebbe opportuno valutare
diverse opzioni e decidere in maniera saggia, volta non soltanto a fini
pratici, ma anche morali, poiché le scelte che facciamo oggi determinano il
futuro di domani.
Nonostante
la società greca fosse piuttosto misogina, Omero ha voluto mettere in luce anche
numerosi personaggi femminili, fra cui spicca Penelope, moglie di Odisseo e
regina di Itaca. Nel momento in cui i Proci tentano di sposarla per ottenere il
potere, armata di astuzia e pazienza, ha ideato un ingegnoso piano per sfuggire
da essi, nell’attesa del ritorno dell’amato. In questo modo, la donna ha
dimostrato che la sua intelligenza risulta più efficace rispetto alla
prepotenza dei pretendenti. Tutt’oggi viviamo in un contesto in cui spesso le
donne sono vittime di discriminazioni e pregiudizi, dovuti a credenze e
tradizioni radicate come il maschilismo e il patriarcato, che si percepiscono
chiaramente in diversi ambiti, fra cui la famiglia, il lavoro, la politica, il
mondo dello spettacolo e via discorrendo. La donna, infatti, viene ancora oggi
concepita come il “sesso debole”, la quale non è in grado di avere una propria
indipendenza, senza il sostegno di una figura maschile accanto a sé. Tuttavia,
sono fino ad oggi numerose le manifestazioni di protesta mosse contro la
misoginia e la violenza nei confronti del genere femminile. Lentamente ma con
grande coraggio, le donne stanno facendo sentire la propria voce e, così come
Penelope, invece di puntare sull’arroganza, sfruttano la loro forza interiore,
l’ingegno e la capacità di sostenersi l’un l’altra.
In
conclusione, l’Odissea non è semplicemente una favoletta da imparare a scuola,
incastonata in un periodo storico così lontano dal nostro, rappresenta, invece,
un nobile esempio di vita che tutti, indistintamente, dovremmo seguire. Noi
uomini d’oggi ci reputiamo i più evoluti, grazie alle scoperte scientifiche e
tecnologiche di cui ci vantiamo, e forse è così, all’apparenza, ma quanto è
evoluta la nostra interiorità? Siamo
davvero così diversi dai nostri antenati? O forse, siamo proprio noi ad essere
i più involuti fra tutti? A volte dimentichiamo che ciò che siamo è frutto di
chi è venuto prima di noi, e per questo dovremmo onorarli, ma anche riconoscere
i loro limiti e aprire un nuovo capitolo della storia, che si adatti alle
esigenze del presente per creare un futuro migliore, poiché, come disse il
linguista Nunzio La Fauci: «Un classico è uno specchio essenziale: riflette
l’anima di tutti i tempi che attraversa.»