(di Denise Ruggeri, II C
scientifico)
Balzai giù dal letto
e corsi in corridoio, fino a scontrarmi con Luca. Mi posizionai davanti a lui
pronta a placcarlo.
«Altolà!» dissi, più
seria che mai.
«Elizabeth, non ho voglia di giocare. Fammi
passare».
Scossi la testa con
fare teatrale.
«Ho bisogno di
risposte» lo guardai impaziente, mettendomi le mani sui fianchi.
«Risposte a cosa?»
sbuffò lui.
«Cos’è la bellezza?»
chiesi senza esitare.
Lui mi guardò e
scoppiò in una fragorosa risata, poi approfittò del momento per spostarmi quasi
bruscamente e passare. Questa volta, però, non avrei mollato. Gli andai
velocemente dietro e lo seguii fino in camera sua. Lui si sedette sul letto e
si mise al telefono, come se non ci fossi.
«Allora?» dissi per
attirare la sua attenzione.
«Allora cosa?» chiese
guardandomi con malavoglia.
«Cos’è la bellezza?»
ripetei seria.
«Lo vuoi sapere
davvero?» domandò scrutando attentamente la mia espressione.
«Assolutamente sì» risposi
decisa.
Mi guardò un’ultima
volta ed annuì con il capo.
«Bene. Vieni con me»
disse alzandosi e andando verso la porta.
Lo guardai confusa,
ma almeno lui si era deciso a darmi delle risposte.
Lo seguii mentre
diceva a mamma che stavamo uscendo e, una volta fuori, gli chiesi «Dove stiamo
andando?»
Non rispose, quindi
decisi di non chiederglielo più.
«È proprio un tipo
strano» pensai ridendo mentalmente, mentre un lieve senso di nostalgia si
faceva strada nel petto.
(continua)