(di Denise Ruggeri, II C
scientifico)
Luca mi guardò
soddisfatto.
«Blu, eh? E’ strano
che tu abbia scelto proprio questo colore. Guarda caso, si dice che il blu sia
il colore del silenzio, della calma e della tranquillità, della tenerezza,
della gioia di vivere» parlò compiaciuto.
Riflettei su ciò che
aveva detto.
«Hai provato tutto
ciò?» chiese poi.
Guardai di nuovo la
casa, poi la fontana e tutto il resto.
«Sì» sorrisi.
«Bene» rise realmente
felice.
«Sai, c’è una cosa
chiamata “Bellezza Collaterale”. Si tratta semplicemente di saper cogliere la
bellezza anche nelle situazioni e nelle cose più buie, tragiche e misere,
proprio come questa vecchia casa. Non è sempre facile, ma sei stata molto brava
nel riuscirci» mi guardò fiero.
«Grazie» risposi.
«Ora andiamo, si sta
facendo buio».
Guardai il cielo e mi
accorsi che il sole quasi non c‘era più.
«Oh, va bene».
«Non preoccuparti,
avrai una risposta ben chiara più tardi» mi rassicurò.
Annuii, persa tra i
pensieri. Forse avevo già un’idea di cosa fosse la bellezza, grazie a lui.
Sulla via del
ritorno, sentimmo della musica provenire da una stradina illuminata dalla luce
lieve dei lampioni. Entrambi seguimmo la voce di quel cantante, attratti dalla
curiosità.
Camminammo finché non
ci trovammo davanti un giovane ragazzo seduto a terra, con la chitarra ben
stretta tra le braccia. Aveva gli occhi chiusi e sembrava immerso nel suo
mondo. Le sue dita si muovevano agili e le parole uscivano cristalline dalle
sue labbra. Poi si accorse della nostra presenza, ci salutò con un cenno del
capo ed iniziò a cantare un po’ più forte, per far sì che sentissimo meglio.
Ci fece entrare in
quel mondo tutto suo e un flusso di emozioni mi invase. In quella musica, ogni
singola nota aveva un colore diverso. Malinconico, gioioso o triste che fosse,
ogni suono era meravigliosamente bello e lo ricordo perfettamente.
(continua)