Seduto,
accanto a te
nel grigiore di novembre
guardo la città spegnersi
sotto un mucchio di foglie
del colore dei tuoi capelli.
In piedi,
dietro di te,
con la pallida luna
che ti sfiora la schiena bianca
e io, nel silenzio,
congiungo le tue efelidi
specchio del cielo notturno.
Ti ascolto,
e osservo
il modo in cui mi guardi,
le rughe ai lati degli occhi
quando sorridi,
lo spazio tra i denti
che tu odi,
e io ti amo.
Quella volta,
sulla riva del mare d'aprile,
hai poggiato il capo su di me
ed io terrorizzato
tremavo nel vedere
il mio mondo
tra le mani.
Talmente fragile,
talmente effimero.
Seduto,
accanto a te
nel grigiore di novembre
stringo la tua mano
per trattenerne la luce.
Sul ventre,
freddo come neve
ho poggiato il mio viso
per nutrirlo con le lacrime
per nutrirmi di speranze
per nutrire la terra
che ti avvolge dolcemente
da cui nascono margherite
che profumano di te.
Mi mantieni in vita
nella
morte.