Care studentesse e cari studenti,
Con grande dolore e rabbia abbiamo deciso di scrivere questa
lettera ad ognuna di voi ma soprattutto ad ognuno di voi; dopo l’ennesima
notizia di femminicidio che tanto alla sprovvista nemmeno ci ha colti.
Oggi il tema della violenza non è più motivo di scandalo, ma è
diventato una specie di rumore di fondo. I casi di cronaca che hanno popolato
la nostra infanzia e gioventù e che hanno per vittime giovani donne, dal
delitto di Avetrana a quello di Garlasco, dall’assassinio di Giulia Tramontano
a quello di Giulia Cecchettin, dal caso Grillo a quello La Russa, li ricordiamo
e ci vengono riproposti solo come sequenze di immagini e video martellanti o
ricostruzioni dettagliate e morbose in programmi televisivi spazzatura.
Tuttavia sappiamo e vogliamo ribadire, specialmente in un contesto come quello
scolastico, che ogni violenza di genere ha una valenza politica, perché politico
è il rapporto tra i generi e politico è il modo in cui esso è stato plasmato.
C’è stato un momento storico, dopo il Massacro del Circeo, in
cui questo sembrava una verità incontrovertibile, mentre oggi passa
inosservata tra i mille massacri di cui non c’è una fotografia iconica che ne
dimostri l’efferatezza.
Ci sono molti aspetti della trattazione odierna del fenomeno del femminicidio che necessitano di un cambiamento radicale.
Il primo è quello secondo il quale il femminicidio è solo un
problema di pochi uomini.
In qualità di Rappresentanti degli Studenti non potevamo non far passare un messaggio chiaro , specialmente nell’avvicinarsi della ricorrenza del 25 Novembre, e cioè che bisogna iniziare a pensare che ci sia un’enorme quantità di uomini.
Ma esistono anche uomini altamente istruiti, di buona famiglia,
prossimi alla laurea, provenienti da un intorno sociale democratico,
tendenzialmente colto.
Ed è esattamente per questo che ogni giorno, noi uomini causa di questa piaga, dobbiamo svegliarci e mettere in discussione i nostri comportamenti, la nostra incrollabile certezza di essere brave persone, perché questo è il modo per riconoscere quotidianamente ogni pezzo machista, oppressivo e patriarcale che vive e alberga in noi e sconfiggerlo.
Perché l’unica strada per superare un evidente problema politico
di violenza e sopraffazione ed essere realmente complici ed alleati delle
nostre madri, sorelle, compagne sia sfidarci ogni giorno ad essere diversi
della peggiore versione di noi stessi; facendoci costantemente i conti.”
Nel ricordare Giulia Cecchettin, vi esortiamo a fare esattamente quanto sopra.
A ripudiare ogni forma di solidarietà maschilista, nelle classi
e nei gruppi di amici.
A non trattare le vostre compagne o le vostre amiche, o
fidanzate come se dovessero sempre dimostrare di non essere delle buone a nulla.
A ribadire nel vostro piccolo che ogni donna ha il diritto di
essere quello che vuole.
E quindi a non sentirsi i difensori di nessuna.
Ad essere invece gli accusatori di un sistema culturale che
discrimina e ridicolizza la donna.
Facciamoci promotori di un nuovo sistema, basato sull’uguaglianza e sulla parità, a partire dai comportamenti e dal linguaggio, perché le parole contano eccome. Lottiamo pacificamente e alziamo la voce per ribadire la necessità di frequentare a scuola lezioni di una sana educazione sessuale e all’affettività, così da poter cominciare un processo di debellazione di certe mentalità a partire dalla tenera età.
Per Giulia, per tutte le 105 donne ammazzate quest’anno, per tutte le donne che subiscono violenza anche verbale e per tutte, tutte le donne che non si sentono al sicuro, impegniamoci ad essere migliori, a denunciare con loro, a gridare con loro, a lottare con loro.
I vostri Rappresentanti in
C.I. e C.P.S.