Dopo l’ennesima notizia di femminicidio

 

Care studentesse e cari studenti,

Con grande dolore e rabbia abbiamo deciso di scrivere questa lettera ad ognuna di voi ma soprattutto ad ognuno di voi; dopo l’ennesima notizia di femminicidio che tanto alla sprovvista nemmeno ci ha colti.

Oggi il tema della violenza non è più motivo di scandalo, ma è diventato una specie di rumore di fondo. I casi di cronaca che hanno popolato la nostra infanzia e gioventù e che hanno per vittime giovani donne, dal delitto di Avetrana a quello di Garlasco, dall’assassinio di Giulia Tramontano a quello di Giulia Cecchettin, dal caso Grillo a quello La Russa, li ricordiamo e ci vengono riproposti solo come sequenze di immagini e video martellanti o ricostruzioni dettagliate e morbose in programmi televisivi spazzatura.

 I femminicidi che nel nostro Paese continuano ad avvenire uno ogni due giorni e le violenze sessuali di cui è stata vittima almeno una donna su tre sono ormai qualcosa a cui ci siamo tristemente abituati: non ci scioccano né ci fanno discutere, non ci chiamano direttamente in causa e non smuovono gli intellettuali del Paese. Lunica analisi politica che viene fatta è quando a commettere la violenza è una persona non italiana o di origine straniera. Solo quando la notizia è strumentale alla propaganda di qualche partito si chiama in causa la dimensione pubblica che irrompe su quella privata.

Tuttavia sappiamo e vogliamo ribadire, specialmente in un contesto come quello scolastico, che ogni violenza di genere ha una valenza politica, perché politico è il rapporto tra i generi e politico è il modo in cui esso è stato plasmato.

C’è stato un momento storico, dopo il Massacro del Circeo, in cui questo sembrava una verità incontrovertibile, mentre oggi passa inosservata tra i mille massacri di cui non c’è una fotografia iconica che ne dimostri lefferatezza.

Ci sono molti aspetti della trattazione odierna del fenomeno del femminicidio che necessitano di un cambiamento radicale.

Il primo è quello secondo il quale il femminicidio è solo un problema di pochi uomini.

In qualità di Rappresentanti degli Studenti non potevamo non far passare un messaggio chiaro , specialmente nell’avvicinarsi della ricorrenza del 25 Novembre, e cioè che bisogna iniziare a pensare che ci sia un’enorme quantità di uomini.

 “Ci sono uomini che hanno subito un’educazione a tratti problematica e che quotidianamente rischiano di proiettare le proprie insicurezze e i propri vuoti nella persona al loro fianco.

Ma esistono anche uomini altamente istruiti, di buona famiglia, prossimi alla laurea, provenienti da un intorno sociale democratico, tendenzialmente colto.

 Non si tratta sempre e solo di un uomo spaesato dalla indipendenza sociale ed economica acquisita dalla sua fidanzata, né di un compagno tradito e abbandonato. Molto spesso si tratta di ragazzi, uomini, per tantissimi aspetti molto simili a noi, come noi.

Ed è esattamente per questo che ogni giorno, noi uomini causa di questa piaga, dobbiamo svegliarci e mettere in discussione i nostri comportamenti, la nostra incrollabile certezza di essere brave persone, perché questo è il modo per riconoscere quotidianamente ogni pezzo machista, oppressivo e patriarcale che vive e alberga in noi e sconfiggerlo.

Perché l’unica strada per superare un evidente problema politico di violenza e sopraffazione ed essere realmente complici ed alleati delle nostre madri, sorelle, compagne sia sfidarci ogni giorno ad essere diversi della peggiore versione di noi stessi; facendoci costantemente i conti.”

Nel ricordare Giulia Cecchettin, vi esortiamo a fare esattamente quanto sopra.

A ripudiare ogni forma di solidarietà maschilista, nelle classi e nei gruppi di amici.

A non trattare le vostre compagne o le vostre amiche, o fidanzate come se dovessero sempre dimostrare di non essere delle buone a nulla.

A ribadire nel vostro piccolo che ogni donna ha il diritto di essere quello che vuole.

E quindi a non sentirsi i difensori di nessuna.

Ad essere invece gli accusatori di un sistema culturale che discrimina e ridicolizza la donna.

Facciamoci promotori di un nuovo sistema, basato sull’uguaglianza e sulla parità, a partire dai comportamenti e dal linguaggio, perché le parole contano eccome. Lottiamo pacificamente e alziamo la voce per ribadire la necessità di frequentare a scuola lezioni di una sana educazione sessuale e all’affettività, così da poter cominciare un processo di debellazione di certe mentalità a partire dalla tenera età.

Per Giulia, per tutte le 105 donne ammazzate quest’anno, per tutte le donne che subiscono violenza anche verbale e per tutte, tutte le donne che non si sentono al sicuro, impegniamoci ad essere migliori, a denunciare con loro, a gridare con loro, a lottare con loro.

 

 

I vostri Rappresentanti in C.I. e C.P.S.